04 maggio 2009

La "dipendenza" dei giapponesi


Racconto la mia esperienza, sperando che sarà utile per chi vuole comprendere l'atteggiamento giapponese.
Non penso che sono nella media giapponese, quindi consideratelo solo un esempio.

Lavoravo in una società italiana. In estate c'era sempre il momento in cui dovevamo decidere il periodo di vacanza. Ognuno, possibilmente deve prendere un diverso periodo degli altri, ma spesso certi periodi erano preferiti dalla maggior parte dei colleghi. Nei primi anni esprimevo la vacanza per l'ultima, così mi capitava nel periodo che nessuno andava via. Se manifestavo il mio desiderio, forse potevo prendere la vacanza come volevo. I miei colleghi erano gentili e simpatici. Ma non volevo esprimermi. L'atteggiamento di dichiarare la voglia per primo, non mi sembrava tanto bello.
Dopo qualche anno, non potevo comunque andare in vacanza quando volevo. Era ovvio, perché non l'ho mai detto attivamente.
Mi sono domandata, come mi comportavo in Giappone? Non ho mai avuto un problema di questo genere.
Se facevo la stessa cosa tra i giapponesi, qualcuno mi avrebbe detto : "Lana, fai sempre la vacanza dopo degli altri. Questo anno decidi tu prima, altrimenti non puoi prendere la vacanza come vuoi..."
Mi comportavo con l'aspettativa che gli altri mi capissero. Inoltre funzionava.
Ero convinta che questa fosse la "dipendenza", un tipico atteggiamento giapponese descritto da Doi Takeo.

Spesso dicono che i mariti giapponesi che si sposano con le mogli straniere, siano considerati "freddi", sembra che non le amino, perché non dicono "ti amo" o "ti voglio bene" come gli altri mariti.
Questi mariti hanno la mentalità di dipendenza, cioè anche se non dicono niente di dolce, le mogli possono capirlo. Mi dispiace per le mogli straniere, però tra i giapponesi funziona così.
Esistono ormai le ragazze giapponesi che sono scontente di questa cultura di "non esprimere i suoi sentimenti ma essere compreso". Per conto mio queste spesso dimenticano di essere dipendenti degli altri a loro volta.

Non voglio giustificare quale è meglio o peggio.
L'unica cosa chiara è che abitando qua, dovrei esprimere io il mio sentimento, l'opinione e il desiderio, se voglio che gli altri mi comprendano. Ma ancora non sono abituata...

Lana 

6 commenti:

  1. Ah, qui siamo proprio allo scontro di civiltà.
    Pensa che in Sardegna non solo non esiste questa "dipendenza" ma addirittura i sentimenti vengono ostentati con estrema evidenza.
    Io definisco le ragazze sarde decisamente "rustiche", poco aggraziate.
    Una giapponese non potrebbe mai comportarsi come una sarda e viceversa ( solo un fattore di cultura )e non mi sento di giudicare nè una nè l'altra.
    I tuoi crucci sulle vacanze di lavoro mi risultano diffcili da comprendere poichè qui in Italia vige la regola "carpe diem" senza star lì a mettersi problemi o attese di comprensione.
    Ci sarebbe la morale che dovrebe mettere un freno all'egoismo ma con i tempi che corrono...



    Giulio

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  2. lol almeno voi potete scegliere....
    da me decide il capo e mai piu di una settimana (parlo dell'estate, xche in tutto il resto dell'anno, le ferie nn ce le permette >_<; tranne un giorno di permesso ogni tanto per casi urgenti)

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  3. Vi segnalo questo=>http://chokohamacemetery.blogspot.com/2009/05/tetsuwan-atom.html

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  4. Grazie Lana!! Intervento molto interessante. Espone bene alcune diversità culturali tra Giappone e Occidente! Questa "dipendenza" dalla comprensione altrui può avere un duplice valore (correggetemi se le mie deduzioni sono errate): in parte può risiedere nell'orgoglio guerriero tipico degli antichi bushi, il cui codice di condotta e moralità è tutt'ora influente e tenuto in gran conto nella società giapponese, e che vedeva il palesare le proprie emozioni come segno di debolezza. D'altro canto è manifestazione, dal mio punto di vista, di un alto livello di civiltà e di una raffinata condizione sociale...grazie alle quali un individuo può permettersi di aspettarsi la comprensione altrui pur tacendo la propria volontà, a causa di un attenzione ed un rispetto, seppur formali, maggiori da parte di ognuno nei confronti dell'altro! Cosa questa che qui in Italia è ben più rara (anche se non impossibile per fortuna :D!!)!!!
    Voi cosa ne pensate?

    Karasujin

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  5. se è la tua cultura che vuoi seguire, fallo: nonostante non esista una cultura "migliore" in generale, ti confido che preferisco personalmente il vostro atteggiamento, forse preso per debolezza da certe persone.. ma credo che sia meglio la debolezza alla maleducazione e all'egoismo (atteggiamenti dimostrati dai tuoi colleghi italiani)

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